Associazione.Rene.
Trapiantati.Italiani.
di Verona con sede in Località Croce Bianca,
nelle sale della Parrocchia in Via Lucio III° - N° 3 - 37139 Verona.
P.IVA 03245640234    Onlus O.D.V.  registro.reg.  N° VR 0629 
sito : www.artiverona.it
mail:[email protected]


Testimonianze

Donazione

Si può essere solidali con il prossimo in mille modi: con l’aiuto ai più deboli,  il soccorso ai bisognosi, il conforto per chi soffre … Ma la donazione degli organi rappresenta un gesto ancora più umano e generoso!

Rendersi utile è una delle cose che dà più soddisfazione. Donare è certamente il modo migliore per dare un senso ancora più compiuto alla vita: donare ad altri una nuova speranza di vita!

Oggi trasferire gli organi da un corpo che muore a uno che ha ancora una speranza per vivere non è più un miracolo ma una straordinaria opportunità che la scienza offre all’uomo che muore: quella di accendere una speranza in un’altra famiglia, di alleviare il dolore di altre persone, di placare mille altre sofferenze!

Fino a pochi anni fa era comune la “diffidenza” all’idea di essere sotterrati senza alcuni dei propri organi.      Spesso si trattava – più che di egoismo – di pura ingenuità, d’ignoranza (nel senso più nobile del termine), dell’incapacità di leggere i progressi della scienza. La superficialità con cui si affrontava il più delle volte l’argomento – anche da parte del mondo dell’informazione – non aiutava,  di certo,  ad informare e rassicurare l’opinione pubblica.

Le cose, per fortuna, sono profondamente cambiate. Oggi la donazione è percepita ' come un gesto di “normale umanità”, di comprensibile solidarietà: chi acconsente all’espianto degli organi dal corpo di un caro defunto ricorderanno con orgoglio, per il resto della vita, il gesto compiuto…

Di donazione degli organi si è cominciato a parlare più spesso e più familiarmente da quando sempre più pazienti – salvati da un trapianto – sono divenuti i primi “messaggeri di speranza” per tanti altri.

Il trapianto di organi è una battaglia tra la vita e la morte vinta dalla vita 

Il termine “dono” racchiude in sé solidarietà, altruismo, generosità.

La  Società e le Istituzioni non possono restare “imparziali”: occorrerebbe fare inequivocabilmente una “scelta di parte”. Quale? Promuovere una campagna di sensibilizzazione (non solo pubblicitaria ma anche “culturale”,iniziando  dal mondo della scuola) per rendere ogni cittadino del domani consapevole di come donare sia un “piccolo gesto” (che non costa nulla …) ma in grado di realizzare un “grande sogno”: quello della vita!

Nessun dono come quello degli organi costa di meno al donatore e offre un beneficio maggiore al ricevente!

Ogni anno in Italia migliaia di persone sono colpite da gravi malattie agli organi vitali: per molte di queste il trapianto rappresenta l’unico rimedio possibile.

 E’ quindi evidente l’enorme contributo che ogni donatore può dare.

Il trapianto per alcuni ammalati  è la vita.

Per i pazienti con insufficienza renale, invece, la dialisi (terapia sostitutiva della funzione renale) garantisce comunque la sopravvivenza. Il prezzo da pagare, però, è una degradante qualità della vita: sottoporsi alla dialisi vuol dire dipendere da una macchina (il rene artificiale) alla quale bisogna collegarsi per tre volte la settimana e per una durata di quattro ore a seduta. Anche per questi pazienti il trapianto vuol dire liberarsi da questa dipendenza e riacquistare la perduta libertà.

Per questo le Istituzioni dovrebbero impegnarsi maggiormente per sensibilizzare l’opinione pubblica  facendo conoscere i vantaggi personali di tale atto.

La donazione è:

- il più semplice beneficio che possiamo fare a noi stessi

- e il più grande aiuto che possiamo dare agli altri…

 

Gaspare Serra   (donatore di sangue a Palermo)

Articolo modificato in parte da wilma 

Lettera del suo Parroco al nostro caro amico Ferruccio.

Caro Ferruccio ti scrivo come scrivessi a Gesù, a Maria o a qualche santo in cielo. Non credo infatti tu sia troppo distante da loro e per quello che la mia povera fede mi permette di sapere, so che dal paradiso in poi siamo in comunicazione speciale nella preghiera e soprattutto nella Messa.
 

Quindi so che questa lettera tu certamente la ascolti e la ascolti con cuore nuovo, orecchie nuove, mente nuova, insomma da uomo del paradiso.
 

Allora cominciamo.
 

Cominciamo dalla fine, anzi dall'inizio. Dal giorno del Signore, la Domenica. Si perché Ferruccio è stato quello il giorno in cui ti incontravo regolarmente. E in questo ultimo anno avevi fatto passi da gigante perché ti sei dovuto convertire all'idea che non ci saremmo visti tutte le domeniche, ma una domenica si e una no come dicevi tu. Avevi ormai imparato che all'Alba ci alternavamo io e don Daniele nel celebrare la messa e così hai modificato i tuoi rituali e li hai adattati ai miei. Grazie Ferruccio per essermi venuto incontro  e grazie perché non hai sbagliato i conti neppure questa domenica, l'ultima del tuo esilio terreno. Mi sei venuto a salutare nel giorno di domenica e in questo giorno sei salito in cielo. Non mi è mancato il tuo bacio nel giorno a noi comune. Lo sai? D'ora in avanti mi mancheranno i tuoi baci in sacrestia e mancherai a noi tutti caro Ferruccio.
 

Ci mancherai perché come entravi in chiesa te non entrava nessuno. Non sceglievi vie laterali ma la corsia centrale dritto spedito verso l'altare. Intanto che avanzavi cercavi mani da stringere e volti da salutare. Infine presenze amiche dove riposare durante il tempo della messa. E alla fine il rituale inossidabile, il saluto in sacrestia e i reciproci baci. E poi regolarmente mi dicevi: non mi sgridare che sono venuto tardi. No Ferruccio tranquillo, potevi fare tutti i ritardi che volevi. Come non perdonarti settanta volte sette....
 

Ci mancherai Ferruccio perché le preoccupazioni che avevi tu non le aveva nessuno. E le tue preoccupazioni ci distoglievano dalle nostre. Sei sempre stato terapeutico per noi come tutti i ragazzi speciali come te. Proprio questa domenica eri preoccupato di portare qualche centesimo di offerta e volevi darmeli mentre io ti consegnavo la comunione. In quel momento io pensavo di portare una preoccupazione grande, cioè di dare la comunione a tutti, ma tu avevi una preoccupazione maggiore...quella di consegnarmi i tuoi spiccioli.
 

Le mie vie non sono le vostre vie dice il Signore nella Bibbia. Io l'ho imparato da te Ferruccio. Le tue vie erano sempre diverse, straordinarie.
 

Ci mancherai Ferruccio perchè quando ricevevi la benedizione non te ne andavi se l'acqua non ti colpiva. Avevi bisogno di concretezza, non ti bastava l'idea della benedizione ma come i bambini volevi vedere, toccare con mano la bontà di Dio. Anche oggi andando a benedire alla scuola Anika Brandi ho fatto la benedizione e ho cercato di bagnare tutti i bambini, perchè un po' li conosco. Ma alla fine qualcuno è venuto dicendomi che non avevano ricevuto l'acqua. Ecco lì mi sono salvato rispondendo che l'acqua era caduta probabilmente sui calzoni o sulle scarpe e quindi il corpo non l'ha sentita. Ecco con te Ferruccio questo non sarebbe stato possibile. Avrei dovuto riprendere di nuovo l'aspersorio e bagnarti fino a quando non era chiara la presenza dell'acqua sul tuo corpo. Avevi bisogno di presenza, di toccare, di baciare...in fondo come vorremmo tutti noi. Solo che ci manca la libertà che avevi tu.
 

Ci mancherai Ferruccio in questa domenica delle palme, perché quante ne portavi a casa te non ne portava nessuno. Ma un giorno ho scoperto anche la tua generosità. Mi eri vicino mentre benedicevo le macchine e tu aiutato da Otello hai cominciato a distribuire macchina dopo macchina i rami di ulivo che avevi preso a fine messa. Insomma macchina dopo macchina non te è rimasto neppure uno. A quel punto sei scoppiato in pianto ...abbiamo risolta presto siamo andati a prendere i rifornimenti e il tuo pianto si è trasformato in sorriso.
 

Questo mi sorprendeva Ferruccio di te: come ti lasciavi fare. Ti bastavano poche parole e piccoli gesti per renderti di nuovo sereno. Non conoscevi la parola orgoglio, quella di cui ci nutriamo tutti i giorni. Anche in questo eri terapeutico.
 

E infine caro Ferruccio ci mancherai perchè come avevi paura tu della morte...ma qui non posso dire che ce l'ha nessuno, ...ma certamente tu più di noi gli davi un volto preciso. Mi sgridavi se parlavo della morte nelle omelie e l'Ave Maria la recitavi a metà perché nell'ultima parte c'era appunto la parola morte.
 

Caro Ferruccio, Maria la Madonna ha accolto la preghiera che non dicevi. Infatti non ti ha fatto passare la sofferenza pre morte e neppure quella post, perchè sono certo sei passato in un lampo dalla vita terrena alla vita eterna.

Ci mancherai Ferruccio, già da questa domenica la domenica delle palme.
 

Da lassù prega per tutti noi, per la tua cara famiglia che ti ha amato di un amore straordinario e per tutti noi che abbiamo gustato la tua dolce amicizia. In modo speciale per i bambini, tuoi colleghi di vita, che baciavi con la stessa purezza di cui loro son ripieni.
 

Addio Ferruccio.

 

 Complimenti x il sito internet, mi piace molto!! 


Sono Rossella, ho 33 anni e sono trapiantata di rene da più di 13 anni. Per alcune persone può sembrare tanto tempo, ma se devo essere sincera, nonostante gli anni passati io ho ancora impresso a fuoco sulla pelle ogni immagine, ogni odore o sensazione..
 
Quando ho aperto il sito internet dell'A.R.T.I. verona mi ha colpito più di tutto il suono musicale dell'acqua..così familiare, così avvolgente e desiderato..
Ancora oggi se mi dovessero chiedere qual è la cosa della quale proprio non potrei fare a meno, risponderei l'acqua.
E non solo banalmente perchè l'acqua è un bene inestimabile indispensabile per la vita, ma anche per quello che rappresenta per me.
Quando ero in emodialisi, potevo bere meno di un bicchiere di acqua al giorno. E parlo di acqua, acqua soltanto, semplice acqua naturale, non era neanche pensabile considerare altre bevande, nella mia situazione, non avrebbe proprio avuto senso. Così, quando c'era quel caldo afoso in estate mia madre mi dava, più per amore che per altro, un cubetto di ghiaccio da passare sulle labbra <Così> -mi diceva- <ti sembrerà di bere!!>.
 
Quando mi risvegliai, dopo il trapianto, la mattina seguente, entrò nella mia stanza di isolamento un'infermiera con aria minacciosa e con due bottiglie di acqua, non ricordo se da 1,5 L oppure 2 L, sò solo che mi sembravano enormi e mi disse <Forza bevi!! E sbrigati che poi te ne porterò altre!!> Ora dopo 13 anni i ricordi possono essere un pò imprecisi, ma non dimenticherò mai quella fame d'acqua , quella sete infinita, quella sensazione di gioia, di libertà e di leggerezza nel bere e bere quelle mie prime sorsate d'acqua. Non ringrazierò mai abbastanza chi ha permesso che ciò accadesse.

un abbraccio, Rossella.

Lettera famiglia Macor in ricordo del figlio Igor

Lettera famiglia Macor in ricordo del figlio Igor

Testimonianza di Cervato  Luigi Trapiantato di  Rene
 

La prima volta che sono stato ricoverato in ospedale era il1970 ed avevo 23
anni. Mi fecero una diagnosi di rene policistico e scarsa funzionalità renale che
in poco tempo mi avrebbe portato alla dialisi. A quel tempo la dialisi non era
come quella attuale durava minimo 12 ore. Mi dissero però che facendo una
dieta rigorosa e un vita sedentaria potevo andare avanti per un po’ di tempo:
ciò significava smettere di lavorare. Facevo il fabbro e l’idraulico, volevo
sposare la mia fidanzata e farmi una famiglia ma tutto ciò mi sembrava

difficile da realizzare vista la mia situazione. Allora proprio la mia fidanzata
mi aiutò ed insieme aprimmo un negozio e nel 1973 ci sposammo.

Nel 1977 entrai in dialisi; a Verona cera solo un centro a B.go. Trento, i
posti erano tutti occupati: per questo dovevo andare all’ospedale di Legnago 
tre volte la settimana, cosa che feci per quasi 4 anni fino a quando per mia
fortuna non si liberò un posto a Verona.

Nel frattempo hanno dovuto togliermi i reni perché a causa dell’infezione
erano diventati molto grossi. Il  primo me lo tolsero nel 1981  e il secondo nel
1983:senza reni era però impossibile vivere perché ero senza pressione
(50 di massima) ed ero scarsissimo di sangue e a questo punto la mia unica
speranza di vita era il trapianto. Dopo ben 12 chiamate per questo benedetto
trapianto, la tredicesima si è rilevata finalmente quella giusta e il 30 agosto 1983
arrivò un  rene compatibile.L’operazione fu un successo e incominciai fare pipi’:
erano quasi sette anni che non la facevo piu’!!! 

Dopo il trapianto ho potuto fare molte cose, avendo ricevuto un dono che mi ha
permesso di ritornare a Vivere!!! 


Nel 2002 ho fondato, insieme ad alcuni amici trapiantati,  l’A.R.T.I. (Associazione
Rene Trapiantati Italiani)  dedicata al Prof. Piero Confortini,  pioniere nel campo
dei trapianti renali, che il 28.11.1968 con la sua equipe ha  eseguito il primo 
trapianto di rene a Verona.

 

Il 31 Agosto 2013 sono stato orgoglioso di  festeggiare  30 anni di trapianto.

Grazie al mio donatore,ai suoi famigliari, ai Medici, a Dio e mia moglie Graziella!!!!

                         “ Ciao Amico mio “
                        Non ti ho conosciuto
                          e vivi dentro di me.
                  Non ho mai visto i tuoi occhi
             e mi fai vedere il mondo come te.
             Non ho mai ascoltato la tua voce
             e parlo della bellezza dell’ amore.
                Non ho mai stretto le tue mani
        e tendo le mie mani verso la sofferenza.
                Non ho mai visto il tuo sorriso
                     e la vita torna a sorridere.
      Non ho mai percepito il battito del tuo cuore
                     e ora il  mio pulsa con te.
            Io non ti conosco ma tu ti sei donato.
    Hai squarciato le tenebre della mia esistenza
             Con la forza e la luce della tua vita.
                  Dentro di me hai sprigionato
            L’energia del tuo amore profondo.
                   Immenso come l’universo,
                 brillante come la stella polare,
                 Guida nel firmamento celeste.

                    AIDO Provinciale  Verona
                     Celso Da Campo